Whatsapp, genitori, facebook e adolescenti

Su Psicologo Melzo e Psicologo Novate abbiamo dedicato un'ampia area ai risvolti psicologici dei social network: in questo articolo però ci rivolgiamo maggiormente ad un punto di vista educativo e relazionale che riguarda il rapporto genitori-figli adoelscenti rispetto all'uso di facebook, di whatsapp e del mondo di internet in generale

Internet e gli adolescenti

Gli adolescenti sono tra gli utenti più appassionati di questi nuovi strumenti di comunicazione, ma anche i bambini, i cosidetti "nativi digitali", sono protagonisti (talvolta loro malgrado) di queste realtà (definirle virtuali mi sembra fuorviante rispetto alle ricadute "reali" che hanno nella nostra quotidianità).

Ma è soprattutto nell'età adolescenziale e preadolescenziale che possono svilupparsi maggiori tensioni tra figli e genitori rispetto all'uso dei social network: a volte i genitori ne lamentano l'elevato potere "distraente" da doveri scolastici e domestici, ma/e un'altra preoccupazione dei genitori deriva dalle paure per i pericoli che si insidiano nella rete (adescamento, cyberbullismo)

A queste paure fa da contrappeso la grande voglia dei ragazzi di partecipare alla vita on line, dal profilo Facebook al contatto su Whatsapp, perché sono importanti possibilità di rimanere in contatto con i propri amici, compagni di classe e, soprattutto, se non si è "on-line" i ragazzi possono alimentare un senso di forte esclusione dal gruppo.

L'avevo già citato in un altro articolo su Psicologo Melzo e Psicologo Novate, ma mi aveva molto colpito assistere ad una conversazione tra adolescenti nella quale un ragazzo, diffidando dal racconto dell'amica che parlava di un flirt con un coetaneo, le chiese di mostrargli il profilo facebook del proprio "spasimante": la ragazza rispose che il tizio in questione non era su facebook, cosa che l'amico prese come conferma della non realtà del racconto "Se non c'è su facebook allora non esiste". A prescindere da quanto di vero ci fosse nel racconto della ragazza, la risposta dell'amico mi sembra molto esplicativa e potente rispetto al significato che per i ragazzi ha l'appartenere al popolo della rete.

Tutto questo rende molto difficile per un adolescente accettare un'eventuale linea proibizionista da parte dei genitori. La storia insegna che il proibizionismo non è mai stata una soluzione utile a fronteggiare il problema che cercava di risolvere.

Con gli adolescenti poi ogni divieto categorico diventa un'istigazione a violarlo e occasione per ulteriori scontri.

Più utile potrebbe essere quello di condividere momenti di scambio e di informazione coi figli, tenendo conto che non è mai troppo presto per iniziare a farlo: far capire che il mondo dei social network e di internet non è affatto solo virtuale, ma molto reale e concreto in termini di ricadute e di conseguenze (emotive, relazionali, legali anche).

Occorre metter in guardia rispetto a potenziali pericoli e prevenire l'accesso a siti o piattaforme che si ritiene potenzialmente pregiudizievoli.

In un altro articolo sul sito Psicologo a Melzo e Psicologo a Novate abbiamo illustrato come nel mondo della pubblicità sia poco utile dare messaggi troppo spaventanti per scoraggiare alcuni comportamenti: 
la stessa cosa vale anche per come i genitori possono affrontare il tema dell'uso di internet e dei social network con i figli: demonizzare o fare "terrorismo psicologico" rispetto ai pericoli della rete.

Il rischio specifico, in questo caso, è di alzare il livello di "tentazione" e di curiosità.

Più utile invece è prendere spunto da episodi di cronaca o film come pretesti conversazionali dai quali partire per avviare un dialogo che lasci spazio alle domande più che alle risposte.

BIBLIOGRAFIA:

Casadei, I., Bilotto, A. (2014). Genitori sociali ai tempi di facebook e whatsapp. Gestire opportunità e rischi delle nuove tecnologie. Red Edizioni.

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