Come si fa ad essere bravi genitori?

Genitorialità e funzione genitoriale

Che cosa vuol dire essere dei buoni genitori? Come si fa a diventarlo?

Innanzitutto: chi è un genitore?

Un genitore è colui che svolge la funzione genitoriale, ovvero un insieme di competenze e caratteristiche che si acquisiscono grazie ad un legame di tipo biologico con il figlio, o con un legame non biologico, ma affettivo e relazionale (si pensi alle adozioni, nelle diverse loro forme).
Si tratta di una dimensione molto più complessa e profonda, che comprende tutti quei comportamenti finalizzati all’accudimento fisico e psicologico del bambino e fondati e caratterizzati da un intenso investimento nella relazione col piccolo.

Non è con manuali di pedagogia o con trasmissioni televisive che una funzione genitoriale adeguata può maturare e manifestarsi: la funzione genitoriale origina e si caratterizza a partire dalle caratteristiche psicologiche e personologiche del genitore, a loro volta sviluppatasi dalla qualità, dall’intensità e dalle caratteristiche delle relazioni emotive con le persone affettivamente significative per il genitore. Ovviamente, anche situazioni attuali hanno un’incidenza importante, come caratteristiche del legame di coppia, rapporto con le famiglie di origine, presenza di conflitti o separazioni nella famiglia nucleare, lutti, condizioni economiche e lavorative, fattori sociali e sanitari.

Ingredienti per una genitorialità adeguata

Quali sono le caratteristiche che i genitori dovrebbero avere nell’esercitare il proprio ruolo, cioè la funzione genitoriale?

Proteggere

Innanzitutto, il genitore è colui che è capace di proteggere il proprio cucciolo, cogliendo i segnali di pericolo provenienti dall’ambiente esterno, ma anche dal mondo emotivo del bambino, cogliendone ansie e paure per poterlo sostenere rassicurandolo e confortandolo.
Per connetterci a quanto detto prima, è utile evidenziare come tale funzione sia influenzata da come una persona abbia imparato a proteggersi e a ricevere protezione.

Sensibilità e responsività

Oltre all’accudimento primario (legato ai bisogni fisiologici del bambino), è fondamentale anche l’accudimento emotivo e psicologico: per esempio, tornando a quanto detto prima, relativamente alla capacità di rassicurare e confortare, è necessario che il genitore possegga una buona sensibilità da parte del genitore, cioè la capacità di percepire in maniera adeguata i bisogni del bambino e sapervi rispondere in maniera appropriata (per esempio: il pianto del neonato è per fame? Sonno? Stanchezza? Dolore? Solitudine?).

È importante che i genitori riescano a rappresentarsi gli stati mentali del figlio, comprendendone il comportamento in termini di sentimenti, intenzioni e comunicazione: in questo modo i genitori possono attribuire significati ai comportamenti del bambino (dal pianto del neonato, al capriccio del bambino, alla ribellione adolescenziale).

Esplicitazione e comunicazione

Un’altra caratteristica fondamentale della genitorialità è la capacità di comunicare in modo chiaro e coerente con i figli, fin da quando sono neonati: non solo perché si tratta di un fattore protettivo in presenza di eventi stressanti, ma anche perché una buona capacità di metacomunicazione (attribuire significati ai comportamenti includendo una componente emotiva, magari espressa come domanda) permette al bambino di imparare a parlare e di diventare emotivamente competente.
Su questo punto, come su altri accennati nell’articolo, scriveremo articoli più specifici nelle prossime settimane.

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