Come migliorare il dialogo coi figli?

Alcune indicazioni utili a migliorare la relazione con i figli

L’idea di questo contributo nasce ascoltando tante esperienze di genitori di adolescenti, ma anche di bambini molto più piccoli.
Ragazzi che non ascoltano, che abbandonano la scuola, che fumano spinelli, che si chiudono al dialogo...  sono solo alcune preoccupazioni che mi portano ad incontrare i genitori nel lavoro in studio.

Dove nascono le premesse per questo tipo di situazioni?

Vi sono di sicuro alcune specificità che riguardano la fase del ciclo di vita della famiglia con figli adolescenti, ma alcune dinamiche nella relazione genitori-figli hanno radici che arrivano alla prima infanzia.

Niente è irrecuperabile, ma vediamo quali sono le condizioni che possono aiutare ad avere un dialogo più aperto.
In altri articoli, si era sottolineata l’importanza di lasciar sbagliare i figli, e di come utilizzare in modo creativo e compatibile con le esigenze di sopravvivenza quotidiana alcuni locali della casa, come cucina e cameretta.

Iniziativa ed ascolto attivo

Queste indicazioni muovono dal principio di poter mettere i bambini nelle condizioni di poter prendere iniziative rispetto alle proprie azioni e alle proprie scoperte, sia in autonomia, che affiancandolo.
Valorizzare il bambino, non solo per quel che fa, ma per come è (evitando, possibilmente, non solo critiche, ma anche apprezzamenti che enfatizzino aspetti legati alla corporeità), aumentano la sensazione di autostima.
Non si tratta di “viziare” i bambini, questo accade quando gli adulti non sanno porsi come contenitivi e normativi, concedendo al bambino ogni tipo di richiesta.
Vi sono poi elementi che sono trasversali a tutte le età dei figli, che sono utili sia quando sono piccoli a quando sono grandi. Per esempio, è fondamentale, per una buona comunicazione, saper ascoltare in modo attivo.
L’ascolto attivo è una modalità che si caratterizza innanzitutto nel non cadere nell’errore di dare giudizi a quanto ci è raccontato, sostituendo questa tentazione con la curiosità: quest’ultima, a livello concreto, si esprime nel porre domande che facilitino il prosieguo dei racconti, in interventi che riassumano quanto detto dal figlio, per capire se abbiamo colto quel che voleva comunicarci e dimostrare al contempo il nostro interesse.
Tutto questo è più difficile se anziché ascoltare che giochi abbia fatto alla scuola materna, il figlio è più grande e sta raccontando di come coi propri amici abbia fatto qualcosa che a voi suona come censurabile. Anziché iniziare a criticare e rimproverare subito, è più utile provare a stimolare il figlio a pensare alle conseguenze del proprio comportamento, a quali sono i motivi (cerca consenso da parte del gruppo? Pensa che sia un qualcosa utile a essere più popolare? A quali conseguenze? Su quali altre qualità può contare per essere apprezzato?).

Autonomia e legame

Questi pochi esempi sono utili per mostrare come promuovere l’autonomia del figlio, anche nella capacità di pensare e ragionare con la propria testa, non sia sinonimo di noncuranza o perdita di contatto con il rapporto con lui/lei, anzi, sono due dimensioni che si alimentano vicendevolmente

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