Far riordinare i giochi ai bambini: tra lotte e crescita

Far sistemare i giochi ai bambini dopo che hanno giocato...

Uno dei primi problemi nella definizione della relazione genitori-figli è il riordino dei giochi: spesso i genitori pensano che il bambino sia ancora troppo piccolo per comprender il concetto di riordino, ... oppure preferiscono farlo loro (dopo averlo magari chiesto al bambino stesso) in quanto più veloci ed efficienti.

...e bambini che fanno sistemare i giochi ai genitori.

Il rischio è che per sistemare meglio e prima, il bambino impari che anche se la mamma o il papà chiedono di sistemare i giochi, a lui basterà resistere pochi secondi alla tentazione di obbedire che tanto i genitori si attiveranno al suo posto, liberandolo per potersi dedicare subito ad altri giochi, o a piazzarsi davanti al televisore mentre mamma e papà sistemano la stanza.
Non paga nemmeno il tentativo di ordinare al bambino di ordinare, minacciando punizioni o tentando di fare leva sul senso di colpa (rimandiamo all’articolo di Psicologo Melzo e Psicologo Novate “Come i bambini vedono il mondo?”).

Soluzione: linguaggi comprensibili e cura delle relazioni

Più utile, dal punto di vista degli effetti e della relazione, provare a giocare a sistemare i giochi, facendo leva su linguaggi più comprensibili per i bambini. Così, per esempio, i giochi non “vanno sistemati”, ma “vanno a nanna”, “vanno nella loro casetta”, aspettando che il bambino compia da solo queste operazioni, “perché così domani i giochi sono riposati, sono pronti..”).
Oltre ad essere un’indicazione funzionale per il riordino dei giochi, tale azione diventa un apprendimento rispetto al sapersi prendere cura degli oggetti, e degli altri

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