La corrispondenza

Piccolo spoiler, grande significato

..di solito sono sempre molto attento, nel proporre una lettura in chiave psicologica di alcuni film, a non rivelarne troppo la trama.. nel caso de "La corrispondenza" (Tornatore, 2016) è complesso parlarne senza rivelare alcuni particolari.. Soprattutto perché il punto centrale attorno a cui ruota il film si incontra nelle sue fasi iniziali, ma non viene presentato nei trailer.

Ad onor del vero in qualche “breve trama” però ho letto qualcosa, per cui permettetemi di anticipare che uno dei due protagonisti muore.. ma tanto, come già detto, chi vedrà il film lo scoprirebbe comunque nelle sue fasi iniziali.

Senza questa anticipazione non sarebbe stato possibile affrontare quel che rappresenta uno dei temi psicologicamente più rilevanti del film di Tornatore, ovvero il lutto.

È questo l’elemento centrale non solo da un punto di vista psicologico, ma anche della trama, dato che la corrispondenza tra i due protagonisti ha come caratteristica il fatto è tenuta viva ambo le parti nonostante uno dei due sia morto.

La trama

Un minimo di trama a questo punto è necessario per comprendere: i protagonisti sono un famoso astrofisico, professore universitario (Jeremy Irons), e una studentessa universitaria (Olga Kurylenko) che oltre a studiare lavora come controfigura cinematografica per scene ad alto rischio.

Tra i due vi è una relazione clandestina (il professore è sposato e ha tre figli) iniziata nel 2009. Per questioni familiari e lavorative del professore, il rapporto è vissuto soprattutto a distanza e tenuto vivo da una fitta corrispondenza attraverso cellulare, computer, mail, video,...

Tutto questo però nel film non si vede, perché le scene iniziali sono ambientate alla fine dl 2014, e il punto di svolta è rappresentato dalla morte del professore, nel gennaio 2015, per un tumore al cervello di cui la ragazza era ignara. Grazie però ad un’invenzione del professore, la corrispondenza continua anche dopo la sua morte, con videomessaggi registrati proprio in previsione della sua scomparsa, biglietti, mail generate da un software apposito, permettendo alla protagonista di mantenere un legame con l’amato anche dopo la sua morte.

Lutto e narrazione

  • L’ideale dell’amore che sopravvive alla morte può essere una chiave di lettura del film, ma da un punto di vista psicologico gli elementi più interessanti sono altri:
    in un altro articolo avevamo già parlato dell’ironia del lutto, così doloroso ma anche così necessario per mantenere vivo il legame con la persona scomparsa. Nel film, la corrispondenza fitta e continua mantengono vivo il dialogo, o meglio, il monologo;
  • una domanda che ci si potrebbe fare è se questa modalità (che qualcuno potrebbe definire romantica) sia utile alla protagonista per vivere ed elaborare il proprio lutto, o la tenga cristallizzata in un limbo illusorio;
  • una svolta psicologica importante avviene quando la ragazza decide di rispondere ai video, pur nel consapevolezza che i suoi messaggi non saranno mai letti dall’amato: si tratta di una trasposizione cinematografica e romantica di una tecnica narrativa che talvolta si utilizza in psicoterapia nei casi di lutto. La possibilità di parlare del lutto e della persona scomparsa, con l’aiuto di uno psicologo, aiuta a rielaborare l’accaduto e a ri-significare la perdita, il sistema di relazioni, la propria storia con la persona che è morta, ma che continua a vivere emotivamente e psicologicamente dentro la persona che vive il lutto (ovviamente non riteniamo utile rivolgersi allo psicologo per ogni lutto, in quanto soffrire per una perdita importante è del tutto fisiologico: il ricorso allo psicologo può essere utile quando nonostante il tempo, la sofferenza è tale da continuare ad essere intollerabile e paralizzante su altri aspetti della vita quotidiana);
  • come già dalla lettura di molte recensioni si può capire, la scelta professionale della protagonista non è casuale. La ragazza lavora come controfigura in set cinematografici per girare scene pericolose, vivendo sempre all’estremo: tale scelta nasce “da un senso di colpa più profondo e antico” (così dicono le recensioni), connesso ad un altro lutto importante nella storia della protagonista, un lutto patologico, anzi, un lutto impossibile (per la dinamica con cui è maturato e per gli effetti anche relazionali sul presente della persona);
  • infine... il film ci porta a pensare che la corrispondenza sia stata importante per la ragazza nel superare il senso di colpa ed il lutto di cui si parlava nel punto precedente, ma la scena finale, da un punto di vista clinico, non mi fa propendere verso una prognosi favorevole per la ragazza, che a mio avviso rimane intrappolata in un altro lutto impossibile.

Per chi volesse approfondire il tema del lutto, delle sue forme e del possibile ruolo dello psicologo, rimandiamo alla sezione “affrontare la morte” del nostro sito Psicologo Melzo Psicologo Novate.

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