La teoria svedese dell'amore - un popolo fobico?

Le analogie tra una politica sociosanitaria e una teoria clinica

Oltre un dilemma nostrano

Molto spesso mi imbatto, nel mio lavoro, con persone, e molto più frequentemente donne, che sono alle prese con il dilemma “famiglia o carriera”? Premesso che da un punto di vista professionale non è mio compito spingere le persone verso l’una o l’altra posizione, è curioso come questo recente film documentario (The Swedish Theory of Love, 2015) ci presenti, per quanto immagino parziale e schierata, una realtà in cui questo dilemma non sussiste perché manca uno dei due poli, è già stato superato, cancellato.
il film documentario è un’opera del regista bergamasco Erik Gandini (da tempo però cittadino svedese), già trasmessa in anteprima su Raitre nello scorso luglio (2016) e attualmente (settembe-ottobre 2016) in qualche sala cinematografica.
Il film evidenzia gli effetti di un quarantennio di politiche mirate a creare un sistema socio-assistenziale finalizzato a rendere ogni individuo il più possibile autonomo. Per autonomo si intende la possibilità di esser completamente indipendenti da altre persone (inclusi, soprattutto, i familiari), senza condizionamenti materiali e/o psicologici, condizioni cioè che, secondo questa ottica, costituirebbero la base di ogni relazione autentica.

Ma a quale prezzo?

Siamo quindi innanzi ad un vero e proprio disegno statale che ha per quarant’anni lavorato con l’obiettivo di perseguire l’autonomia come valore e condizione concreta per ogni persona.
I vincoli e le relazioni affettive, di coppia o familiari, sono infatti considerate un limite alla possibilità di autorealizzarsi.

La semantica della libertà

Il tema mi ha molto interessato, in quanto molto simile al lavoro svolto negli anni in cui mi occupavo di ricerca nel contesto del dottorato in psicologia clinica: la mia stessa tesi di dottorato è stata proprio focalizzata sullo studio dei processi relazionali e conversazionali in famiglie la cui realtà è costruita attorno a emozioni, temi e valori classificabili in quella che Ugazio definisce “la semantica della libertà” (1998; 2012).
Si intende, per semantica della libertà, quel particolare modo di costruire significati e tessere relazioni attorno ai valori emotivi della libertà, della dipendenza.. al coraggio e alla paura: si tratta di contesti in cui le persone vengono descritte e definite soprattutto in base al loro essere timorosi, coraggiosi, protettive, in cerca e bisognose di protezione o, all’opposto, insofferenti ai legami e orgogliosi della propria indipendenza.. Se in alcune famiglie è prioritario avere successo, esser ligi al dovere, o, al contrario, sapersela godere.. in queste famiglie l’importante è poter essere liberi.. o, al contrario, essere sempre in relazione con qualcuno.
Il problema è che, in un contesto di questo tipo, vivere un legame protettivo, per quanto rassicurante, è sentito come soffocante, limitante, restrittivo della propria libertà (a cui comunque tutti ambiscono).
Di contro, il vivere a pieno la libertà e l’indipendenza espone ai problemi della solitudine, del sentirsi soli ad affrontare le insidie del mondo.

Pare che le politiche sociali della Svezia si siano posizionate sul polo estremo della libertà intesa come assenza dei vincoli delle relazioni, modellando una società in cui le persone si muovono in totale autonomia.
Nel documentario si vedono storie e testimonianze di donne che desiderose di maternità (ma non è anche questa una forma di relazione? Domando “provocatoriamente) non ricercano un compagno, ma acquistano in rete un kit per l’auto inseminazione.

I riflessi su un popolo

Ogni tanto capita che qualcuno muoia senza che nessuno se ne accorga per due anni” è una delle frasi a mio avviso più emblematiche del documentario: è l’effetto collaterale di un sistema in cui la massima efficienza dell’on-line (pagamenti, domiciliazioni bancarie, e-commerce anche per la spesa quotidiana) rende superfluo il supporto umano anche per anziani e malati. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che non si va a trovare qualcuno di caro, quando anziano o malato, solo per provvedere a questioni economiche, ma anche per contatto emotivo, per stare vicino... ma qui si cade in una premessa relazionale che non è più quella svedese, almeno secondo il documentario.

Spegnersi in autonomia, senza dipendere da nessuno e senza esser di peso per altri è la summa del pensiero individualista che il documentario presenta come tipico del paese scandinavo.

Il regista però sottolinea come vi siano aspetti di profonda tristezza nelle persone incontrate, anche una sorta di “pigrizia” mentale ed emotiva, pur avendo un elevato livello di benessere, di autorealizzazione, di alta efficienza del sistema statale.
Sembra quindi che la mancanza di povertà e di problemi, piccoli o grandi, non consenta di sperimentarsi con la possibilità di poterli superare, di confrontarsi con delle criticità, di fare di vincoli risorse... Sembra che manchi la possibilità di risolvere i problemi insieme alle altre persone (che è, a mio avviso, la definizione di intelligenza più corretta e aderente alla realtà) e che l’elevata efficienza del sistema informatico, della rete.. anziché regalare più tempo per le relazioni, diventino uno strumento per arginarle ancora di più.

Riferimenti bibliografici

Ugazio V (1998, 2012). Storie Permesse, storie proibite. Bollati Boringhieri.

Zanaboni E. (2011). La semantica della libertà nella conversazione terapeutica. Analisi qualitativa della griglia della semantica della libertà, DTs in Clinical psychology - Psicologia clinica, Università di Bergamo.

Ugazio, V., Negri, A., Zanaboni, E., & Fellin, L. (2007). Libertà, bontà, potere e appartenenza. Griglia delle semantiche familiari. In Quaderni del dottorato in Psicologia Clinica, 1, 137-242, Bergamo University Press.

Ugazio, V., Negri, A., Zanaboni, E., & Fellin L. (2007). La conversazione con i soggetti fobici è dominata dalla semantica della libertà? In Quaderni del dottorato in Psicologia Clinica, 1, 103-133, Bergamo University Press.

Negri, A., Fellin, L., & Zanaboni, E. (2007). Il dilemma fobico: un problema di positioning all’interno della semantica della libertà? In Quaderni del dottorato in Psicologia Clinica, 1, 63-82, Bergamo University Press.

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa navigare più comodamente e meglio sul nostro sito, sperando di rendertelo ancora più interessante. Se desideri saperne di più o vuoi sapere come bloccarli  clicca QUI