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Mille pirati e una lezione di psicologia

Ha senso parlare di "crisi economica" quando la situazione di crisi è in realtà ormai la normalità?

Da quando ho memoria non esiste un telegiornale che non tratti temi legati a crisi economica, disoccupazione, spread, pil, pensioni... Si tratta di crisi o di un nuovo equilibrio, per quanto infausto esso sia?

Ci siamo già occupati su Psicologo Melzo e Psicologo Novate di alcuni risvolti psicologici che si attribuiscono comunemente alla crisi. Su tutti il tema dei suicidi o dei gesti considerati "raptus di follia" (come la sparatoria di Palazzo Chigi).

In un altro articolo su Psicologo Melzo che tratta di problemi di coppia ("Perchè si entra in crisi"?) abbiamo illustrato come la parola Crisi non abbia solo un'accezione negativa:

La crisi però non è necessariamente un corridoio che porta alla rottura, anzi, l’etimologia della parola stessa (dal latino crisis e dal greco krisis) ci ricorda che crisi significa “momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da altra differente”. Solitamente si attribuisce alla crisi solo il significato negativo, dimenticandosi dell’altra faccia della medaglia, che è la possibilità di una risoluzione positiva del problema (in questo ci aiutano gli ideogrammi cinesi: crisi è infatti composta da due ideogrammi il primo “wei” significa problema, il secondo “ji”, opportunità).

Detto questo, anche in chiave economica la situazione presenta le stesse opportunità.

Come spesso accade, è dal mondo dell'infanzia che arriva un insegnamento prezioso.

C'è una canzone per bambini che parla di una banda di mille pirati che vive sull'isola di Baiaganga e passano il tempo a scrutare il cielo blu e del gran tesoro da conquistare.

"Ma oggi il capitano
parla col cuore in mano:
-Ciurma c'è grande carestia,
per tutta la pirateria!
Non si può andare avanti
con tatuaggi, risse, canti
e di navi cariche d'oro
ormai non ce ne sono!"

In effetti, chi di noi al mare vede più vascelli con forzieri carichi di monete d'oro solcare la linea dell'orizzonte? Anche i pirati della nostra immaginazione sono ormai una classe di lavoratori disoccupati, come le "famigilie di operai licenziate dai robot" di cui cantava Umberto Tozzi in "Gli altri siamo noi". Ecco, da questa banda di mille pirati, che passano dall'essere "temuti e rispettati" a "tutti disoccupati" arriva una bella lezione di psicologia sulla creatività e sul problem solving:

"e mentre sale la marea,
a loro geniala un'idea,
- Già che tanto siamo al mare,
apriamo un centro balneare"-

Così ora questi pirati "per i turisti fanno bagnini cuochi e baristi"...
Non è un esempio di come la crisi renda intelligenti e in grado di attivare e ottimizzare risorse?

Il tema è davvero molto più complesso e serio, qui è stato trattato con irriverenza anche perchè il sottoscritto ha dovuto egli stesso per primo risolvere un problema... Chi di voi ha bambini piccoli sa che i viaggi in macchina diventano occasione per ascoltare e riascoltare infinte volte le stesse canzoni, quindi anche io ho fatto di necessità virtù e ho cercato di rendere l'idea dei Mille Pirati un'occasione di riflessione da condividere su Psicologo Melzo.

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