Nobel per l'economia ad uno psicologo: motivi di un successo di una preoccupazione

Qual è la relazione tra il fare la pipì senza sporcare in giro e la depressione?

I presupposti di una scienza

La notizia è ormai di quelle famose e conosciute: nel 2017, il premio Nobel per l’economia è andato ad uno psicologo (Richard Thaler), così come accadde anche nel 2002 (Daniel Kahneman), entrambi premiati per i progressi dell’economia comportamentale (in realtà nata negli anni ’50, con il sociologo Herbert Simon,lo psicologo George Katona e l’economista James Duesenberry): tale disciplina si occupa di comprendere come alcune decisioni economiche maturino nella psiche delle persone e, per rimanere in tema dell’ultimo premio Nobel, sia possibile modificare alcuni comportamenti anche ad insaputa delle persone, attraverso un “gentle push”, una spinta gentile che ci consente di comportarci in modo migliore, pur senza esser consapevoli dell’esser guidati a farlo.
Un esempio su tutti: per evitare che i maschi non sporchino innaffiando muri e pavimenti mentre urinano, nei vespasiani è stata disegnata una piccola mosca vicino al buco dello scarico: è basta questa piccola modifica per far sì che noi maschietti, esseri abbastanza semplici e pragmatici, siamo riusciti ad esser più rispettosi degli ambienti dei bagni pubblici perché attenti a colpire la mosca disegnata.
Gli psicologi dell’economia comportamentale cercano quindi di spiegare i comportamenti economici partendo da teorie e metodi della psicologia, arrivando a studi sulla psicologia del dono, dei comportamenti etici (rimandiamo ad un articolo del sito Psicologo Melzo e Psicologo Novate sui dilemmi delle automobili che si guidano da sole, il moral machine), e sulla happiness economics.
L’attuale premio Nobel, Thaler, suggerisce come organizzazioni pubbliche e private potrebbero innescare “gentilmente”, cioè senza esplicitarlo, comportamenti migliorativi per la vita degli individui e per le loro scelte (relativi a risparmi, mutui, salute...).

L'uomo semplice

Thaler parte dal presupposto che l’uomo é sostanzialmente pigro e tende a rinviare le decisioni importanti, anche perché orientato verso la tendenza a mantenere lo status quo: per questo motivo noi agiremmo in modo da limitare le perdite, anche a fronte di possibilità di guadagno maggiori.
Thaler ha invece elaborato delle tecniche che possano permettere agli individui di prendere specifiche decisioni, come pagare i biglietti dell’autobus o decidere di vaccinarsi contro l’influenza.
Esempio: in una mensa aziendale si espongono a vista gli alimenti più sani, collocando fritti, grassi e altri cibi meno sani in zone più difficili da raggiungere, le persone tendono a scegliere il cibo migliore. Oppure, per contrastare le ricorrenti gravidanze in età adolescenziale negli USA, assicurando alle ragazze madri un sussidio di un dollaro per ogni giorno in cui non erano in stato di gravidanza si sono registrati cali di ulteriori gravidanze, con un guadagno economico a favore dello Stato, nonostante le cifre versate.

il paradigma della complessità

Eppure, un noto economista italiano, sottolinea come quando si ha a che far con beni relazionali, la razionalità dei modelli economici, con finalità utilitaristiche, diventa “arroganza intellettuale ed ingenuità metodologica (Zamagni, 2001).

Quel che emerge dalle ricerche è comunque una visione dell’uomo molto determinabile dall’ambiente, in un’ottica decisamente riduzionista, secondo cui “mente e cervello, comportamento e reazioni biochimiche, concidano” (Gandolfi, 2015).

...e la realtà umana

Sembra cioè esser molto lontana una visione più complessa ed ecologica dell’essere umano, le cui azioni sono intellegibili all’interno della rete di relazioni nelle quali noi, come persone, ancoriamo la nostra intersoggettività.
Una mosca-bersaglio per ridurre la dispersione di urine sul pavimento è molto utile per risolvere un problema nei servizi di un autogrill, ma possiamo risolvere con lo stesso principio problemi di portata emotiva e patologica maggiore?
Certo, sembrano mondi molto diversi, la mensa di un’azienda, i servizi igienici di una stazione di servizio lungo l’autostrada, una persona che presenta sintomi depressivi o che sembra delirare e deviare da ogni aspettativa comportamentale socialmente condivisa. Eppure sempre di persone parliamo, e vale la pena di chiederci quale sia la concezione di persona, di mente e di cambiamento vi siano alla base degli interventi che, come esperti di comportamento, relazioni e cambiamento, intendiamo attivare.

Riferimenti bibliografici

Gandolfi, M (2015). Psicoterapia. Manuale di psicoterapia del cambiamento. Fioriti Editore, Roma.

Zamagni, S. (2001), Il riduzionismo nella teoria economica. Pluriverso, 1/2001, pp. 81-91

Zamagni, S. (2013), Per un’economia a misura di persona. Città Nuova, Roma

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