psicologia della comunicazione bambini genitori

Psicologia della comunicazione: il dialogo bambini - genitori

La comunicazione mamma-figlio in gravidanza

Il termine infante significa "senza linguaggio": la scelta di chiamare così i cuccioli d'uomo è interessante perché spiega come i bambini fossero considerati nei decenni passati, cioè come persone incomplete, mancanti di qualcosa, insufficientemente strumentati per relazionarsi con gli adulti.

In realtà i bambini sono molto competenti relazionalmente e possiamo dire che fin da prima di nascere sono già in grado di "comunicare"

Se per comunicazione intendiamo la capacità di influenzare il comportamento dell'altro, è possibile considerare tali anche i movimento che il feto compie quando la mamma assume una posizione a lui scomoda (per esempio, a pancia in giù), dando dei colpetti che portano la mamma a cambiare posizione.

Allo stesso modo, anche la mamma comunica già col proprio figlio mentre è in gravidanza, accarezzandosi la pancia, parlando, attribuendo emozioni ed intenzioni ai movimenti del bambino ("si muove perché è contento"... "perché gli piace la musica"... "vuole che mi muova")

La comunicazione dei neonati

Un neonato nasce che è già in grado di comunicare, per esempio, il pianto è il canale espressivo privilegiato. Più generalmente, possiamo dire che la capacità di comunicare è espressione della caratteristica conversazionale della mente: fin dalla nascita la nostra mente è biologicamente predeterminata per cogliere la capacità di creare e gestire relazioni. I bambini fin da subito prestano più attenzione al volto e al movimento delle persone rispetto a figure che non assomigliano ad esseri umani.

Anche l'allattamento (al seno o artificiale non fa differenza su questo punto) diventa un'attività conversazionale tra madre e bambino, che si basa sull'alternanza del ritmo conversazionale attività-pausa (per approfondimenti, cliccare qui).

Il ruolo degli adulti

Fin da neonati quindi i bambini comunicano: coi loro comportamenti influenzano il comportamento adulto, seppur in modo inconsapevole: nei primissimi mesi ad esempio il pianto ed il sorriso sono segnali spontanei, ma non intenzionali. Gli adulti però danno risposte adeguate ai comportamenti del neonato, attribuendo a loro un significato (cercare di dare sollievo al bambino se piange o rispondendo con gesti e sorrisi affettuosi in caso di un suo sorriso).

Queste risposte degli adulti, congruenti con i comportamenti del bambino, sono fondamentali perché permettono al piccolo di imparare che i propri segnali influenzano il comportamento dell'interlocutore: col tempo quindi i segnali del bambino diverranno sempre più intenzionali

Parlare al proprio bambino ed interagire continuamente con lui, rispettando il ritmo attività – pausa in modo da lasciar al piccolo la possibilità di esprimersi ed imparare l'alternanza dei turni conversazionali, favorisce il corretto sviluppo delle abilità comunicative e del linguaggio.

In un altro articolo approfondiremo le fasi di sviluppo del linguaggio, mentre dedicheremo un ulteriore articolo al ruolo degli adulti nel favorire lo sviluppo del linguaggio.

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa navigare più comodamente e meglio sul nostro sito, sperando di rendertelo ancora più interessante. Se desideri saperne di più o vuoi sapere come bloccarli  clicca QUI