Il sacrificio del cervo sacro - Il paradosso delle emozioni

Un film con emozioni inversamente proporzionali tra schermo e platea spiega perchè è impossibile non avere emozioni

Dalla tragedia greca all'incertezza quotidiana

Il Sacrifico del Cervo Sacro è un film del 2017 diretto dal regista greco Yorgos Lanthimos, che insieme a Efthymis Filippou è anche autore della sceneggiatura.

Sarà l'origine greca degli autori, ma il flim in effetti assume molti tratti della tragedia greca, sia nei toni, che nella presenza dell'elemento soprannaturale, una sorta di mano longa della giustizia divina. Forse. Forse, perchè l'incertezza è una componente molto presente nel film, che ha un impatto psicologico importante sulle emozioni di chi guarda.

L'elemento più caratteristico del film sembra proprio essere la capacità di generare un alto impatto emotivo nello spettatore: l'effetto non è ottenuto attraverso immagini emotivamente intense e coinvolgenti, ma, al contrario, da un ambiente molto coartato, apparentemente privo di risvolti emotivi.

Gli ambienti sono estremamente asettici: la casa dove vivono i protagonisti (una famiglia in cui i genitori sono due medici, cardiochirurgo lui, oculista lei e vi sono una figlia adolescente e un bambino di circa 8 anni) è molto elegante e ben arredata, ma sembra una rivista di un catalogo di arredamento di lusso, priva di "vita", completamente asettica. Più asettica dell'abitazione è forse l'ospedale in cui lavora il padre e in cui saranno ricoverati i figli: anche per l'elegante, pulitissima e raffinata struttura ospedaliera, trasmette un senso di freddezza, per via degli spazi, sempre ampi (come i lunghi corridoi), le luci, e anche le riprese (spesso dall'altro e vertiginose) contribuiscono a creare questo effetto. Più le scene sono drammatiche, più le riprese si fanno lente.

Sono però i personaggi e le loro relazioni che trasmettono però l'inquietudine maggiore: tutto è molto coartato, anche quando i contenuti dei discorsi sono molto intensi e drammatici, non traspare la minima emozione (se non nel finale). Anche il sesso viene presentato come totale assenza di coinvolgimento emotivo: la moglie si sdraia nuda e supina fingendosi un corpo totalmente anestetizzato.

Le emozioni mostrate dai personaggi e dal film sembrano essere a livelli minimi, ma al contrario le reazioni emotive suscitate nel pubblico sono molto intense.

All'inizio dell'articolo parlavo dell'incertezza come tra le reazioni maggiori che accompagnano gli spettatori durante il film e anche dopo la sua conclusione (il finale lascia aperte più interpretazioni possibili): l'assenza delle emozioni è di per sè qualcosa che genera una sensazione perturbante e si somma ad una senso di incomprensione continuo.
Sembrano incomprensibili alcune scelte: perchè, per esempio il protagonista non intraprende una serie di azioni nei confronti dell'adolescente che perseguita lui e la sua famiglia? A parte l'episodio in cui lo fa allontanare dalla sicurezza dell'ospedale all'edificio stesso, non intraprende scelte che apparirebbero più logiche.Nemmeno per la patologia dei figli, per la quale si propone un intervento psicologico stante la presunta natura psicosomatica dei sintomi, si procede in tal senso.
Sembra tutto scorrere verso binari surreali, come poi effettivamente si rivelerà.

Il lavoro delle e con le emozioni

Più la situazione tende a diventare drammatica, più le emozioni iniziano a trapelare nei personaggi: prevalentemente sono scatti nervosi, di rabbia, urla, ma anche gesti di affetto.
L'aspetto più asettico e da copertina lascia il posto ad una gara all'appartenenza, alla sopravvivenza (ma chi ci segue sa che le due cose coincidono), in cui tutti i membri della famiglia tentano di compiacere il più possibile al padre, suo malgrado giudice supremo e boia.

In un passaggio drammatico, il padre tenta di instaurare un canale confidenziale col figlio rivelandogli l'abuso subito da piccolo da parte del proprio padre: tale dialogo diventa di per sè una violenza sessuale che il genitore infligge al proprio figlio, ma sembra un appiglio di senso che cerchi di spiegare l'embargo a cui sembrano sottoposte le emozioni in quella casa.

Eppure, proprio le emozioni vissute dagli spettatori al cospetto di tale clima asettico spiega bene come l'assenza di emozioni, sebbene esista una diagnosi ad hoc, sia dal nostro punto di vista traducibile come non assenza di emozioni, ma paura delle stesse.

Se un bambino cresce in un contesto in cui le emozioni si esprimono con grida, violenze, agiti distruttivi, pianti, dolore... imparerà ben presto che le emozioni sono pericolose, da evitare, reagirà implodendo, apparendo apatico, disinteressato.. ma come il film ci trasmette, anche il contesto che sembra più asettico contiene un mondo emotivo che prima o poi emerge in modo dirompente.
Potremmo ricorrere all'abituale metafora del vulcano: prima o poi le emozioni saranno dirompenti ed esploderanno: l'esito sarà differente a seconda di quanto si sarà fatto prima (si sarà preparata via di fuga per la lava o si sono costruite intere città sul fianco della montagna?)

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