riconoscere legami violenti

Violenza alle donne, amore criminale, storie maledette, raptus di gelosia... sono alcune espressioni con cui i media tentano di descrivere ed etichettare episodi di violenza "di coppia" e che spesso vedono come vittime le donne (in realtà vi sono anche molti casi in cui le vittime di violenza nella coppia sono gli uomini, ma questo è un fenomeno che rimane più sommerso).

Ma la violenza fisica è spesso "solo" la punta di un iceberg molto più complesso, o, per dirla meglio, l'aggressione fisica è "solo" uno dei molti volti della violenza.

Quando si può iniziare a parlare di violenza?

A mio avviso il non rispetto della volontà e dell'individualità della persona costituisce già una forma di violenza, così come quando non ne vengono riconosciuti i bisogni.
Un'altra forma di violenza è costituita dalla "manipolazione" e dalla costrizione che si agisce su una persona.

In questo articolo di psicologo Melzo e Psicologo Novate vogliamo però individuare quali sono i campanelli di allarme che possono indicare la presenza di un legame prevaricante e violento.

Sintetizzando molto, sono due le modalità relazionali che se presenti possono far pensare di essere in presenza di un rapporto a rischio: controllo e squalifica.

Facciamo alcuni esempi:

il controllo del tempo.

Uno dei due non informa l'altro della propria gestione del tempo (per esempio: orario di rientro, progetti e intenzioni per il tempo libero), lamentandosi quando chi è tenuto all'oscuro chiede informazioni ("mi soffochi", "che ossessione che sei!"). Molto facilmente, chi non informa l'altro, è anche la persona che però esige di conoscere spostamenti e frequentazioni del partner.

Controllo degli spazi.

Uno dei due partner esercita un ruolo decisionale e arbitrario su come debbano essere gestiti gli spazi domestici, sia in termini di organizzazione, sia di pulizia. Come nel caso precedente, a tale condotta si affianca un comportamento squalificante allorché la persona non "tiene in ordine" la casa come il partner vorrebbe. L'esempio più comune che la casistica personale mi ha offerto è il marito che torna a casa insultando la moglie per il disordine (che magari non sussiste nemmeno) squalificandola anche nel ruolo di madre che incapace di mantenere pulita la casa e di gestire i figli non può che renderli problematici.

Controllo del denaro.

Altro tema molto ricorrente: spesso uno dei due non ha accesso al conto bancario, deve dipendere totalmente dall'altro, che elargisce in stretta misura e chiede una rendicontazione precisa delle spese (non raro il caso in cui si pretende che vengano esibiti gli scontrini). Come nel caso del controllo del tempo, tale atteggiamento è unilaterale, nel senso che chi esige di conoscere tutti i movimenti di denaro non informa il partner su come e quanto spende, né, spesso, di quanto guadagna o a quanto ammonta il conto corrente.

Controllo delle relazioni

diversamente da quanto si potrebbe pensare, non ci si riferisce solo alla "gelosia" nei confronti di altri possibili pretendenti. Il controllo in questo caso è generalizzato a tutte le relazioni, tra cui anche quelle familiari. Anche in questo caso, si opera un meccanismo di squalifica rispetto alla qualità dei legami dell'altro con i familiari o degli amici.

La violenza è quindi all'origine una questione psicologica e relazionale, nella quale anche la vittima ha un ruolo attivo: non può esistere un manipolatore se non esiste un manipolato, non ci sarebbe un carnefice se non ci fosse una vittima...

Dobbiamo quindi domandarci perché una persona "sceglie" di rimanere in posizione di vittima dopo averne fatto l'esperienza (nei casi più drammatici di cronaca si apprende che l'omicidio è l'apice di una serie di azioni violente che hanno caratterizzato il legame di coppia): da un punto di vista psicologico e relazionale, chi è nella posizione di vittima si aggrappa alla relazione, spesso per il bisogno di mantenere un legame affettivo, con l'illusione di poter cambiare l'altro.

Ovviamente si tratta di una lettura molto superficiale e generica, ed è chiaro che ogni situazione e ogni persona hanno una storia e un sistema di relazioni che li portano a rimanere in certe situazioni.

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