Nelle nostre consulenze psicologiche ad asili nidi e scuole materne abbiamo avuto diverse esperienze legate alle sofferenze e alle problematiche che emergono nella fase di inserimento all'asilo, soprattutto all'asilo nido.
L'ingresso all'asilo nido del proprio figlio è quasi sempre una scelta forzata da esigenze organizzative, molti genitori si sentono in colpa per dover lasciare il bambino così piccolo al di fuori dal proprio ambiente familiare.
Oltre al senso di colpa, anche ansia, paura e angoscia accompagnano i genitori in questa nuova fase della vita del piccolo, soprattutto se il bambino dovesse avere qualche difficoltà di ambientamento, anche se, non di rado abbiamo avuto colloqui con genitori che si sentivano in ansia e a disagio per il fatto che il bambino non denotasse nessun segnale di disagio dopo il distacco: questi genitori si chiedevano se questa "indifferenza" del proprio figlio alla loro assenza fosse segnale del fatto che il piccolo non sia loro legato o che stia meglio senza di loro.
In realtà, i bambini sono molto più competenti di quanto si creda nel capire le relazioni e il cambio di situazione, per cui colgono benissimo sia gli stati d'animo dei genitori che la diversa organizzazione della loro vita. Come vi reagiscono è una variabile che dipende da molti fattori, sia individuali, sia familiari che contestuali (legati cioè anche all'asilo nido scelto).
Ma, al di là delle situazioni specifiche, che cosa rende così difficile l'inserimento al nido?
Da un punto di vista psicologico, è il primo vero distacco tra madre e figlio: si tratta di un passaggio evolutivo nella vita di entrambi, anzi, diremmo anche necessario (i problemi insorgono quando accade il contrario, per esempio nella futura vita di coppia dei figli), ma non per questo diventa naturale e libero da difficoltà emotive e psicologiche per entrambi.
Una modalità che può facilitare l'inserimento è la sua gradualtà, sia intesa come orari che come modalità di presenza della madre nell'asilo col figlio.
La gradualità è utile non solo al bambino, ma anche alla madre, perché si configura come uno spazio nel quale la donna possa affrontare ed elaborare i propri eventuali sensi di colpa e le paure derivanti dalla nuova situazione: noi crediamo fortemente che un bambino non possa vivere serenamente l'ingresso al nido (ma, più generalmente, in nuovi contesti) se avverte che la madre non è serena. Anche se i genitori rassicurassero il piccolo a parole, ma emotivamente sono preoccupati, in ansia o in colpa, i bambini colgono molto di più le emozioni che le parole.
Una soluzione offerta dal periodo di inserimento è la possibilità di conoscere meglio le educatrici, e permettere loro di imparare a conoscere il proprio piccolo, aiutandole a capirne le caratteristiche, le preferenze, i gesti che più lo rassicurano.
Permettere al bambino di portare un gioco o un oggetto preferito può essere molto utile per permettergli di vivere più serenamente questo passaggio, occorre soprattutto fargli sentire la propria vicinanza nei momenti in cui è a casa, per evitare che possa sentirsi "abbandonato" o "rifiutato".
Proprio per questo motivo, è importante, durante la fase del saluto, rassicurare sul fatto che lo si tornerà a prendere, spiegare che la mamma deve andare a lavorare, ma che poi tornerà per portarlo a casa.
Siccome, come dicevamo, il percorso di inserimento è una fase di distacco dura da superare anche per le madri, talvolta alcuni asili permettono alle signore di rientrare di nascosto per sincerarsi del fatto che il figlio si sia tranquillizzato (solitamente il pianto durante la fase del saluto dura qualche minuto).
A nostro avviso, è importante tranquillizzare anche i genitori e rassicurarli, perché, ci permettiamo di ripeterlo, dalle emozioni dei genitori dipendono in gran parte quelle dei bambini.