gruppo automutuo-aiuto... terapeutico?

Predisporre venti incontri, diluire in un anno solare, accogliere i partecipanti e amalgamarli bene con l'aiuto di uno psicologo, mantenendo sempre vivo e aggiornato il percorso con verbali di tirocinante; ravvivare relazioni e narrazioni con massimo rispetto, approcciandosi con curiosità, un pizzico di umorismo e valorizzare le risorse a volontà: otterrete quindi le condizioni ideali per fornire sostegno, sollievo e promuovere la socializzazione dei partecipanti, migliorandone la qualità della vita.

Così sintetizzerei, con una metaforica ricetta di cucina, l'esperienza maturata con il gruppo di auto-mutuo-aiuto in collaborazione con il laboratorio di Psicologia Clinica dell'Università Cattolica, Auser Forlanini e l'Associazione La Tenda.  L'idea della ricetta non nasce dal sempre più dilagante espandersi di libri e programmi televisivi a base di cuochi e fornelli, ma dall'idea nata dalle partecipanti al gruppo di concludere il percorso condividendo un pranzo.

Nel gruppo da me condotto hanno partecipato 4 signore di età compresa tra i 68 e i 79 anni: la ridotta numerosità delle partecipanti rappresenta una prima variabile da considerare ai fini di un'analisi del percorso poiché, complice anche la regolarità nella frequenza e l'estrema disponibilità nel coinvolgersi da parte delle signore, ha permesso al gruppo di assumere un valore maggiormente terapeutico.

Mi preme sottolineare come l'accezione "terapeutico" riferito al gruppo non equivalga all'aver modificato un gruppo di auto-mutuo-aiuto in un gruppo di terapia tradizionalmente inteso (distinzione esplicitata alle partecipanti nei primi due incontri): il gruppo è stata un'esperienza terapeutica non perché rivolta alla patologia, ma bensì alla cura di sé e all'ascolto dell'altro.

Spesso in questi tipi di gruppi le persone si presentano elencando tutti gli aspetti che non vanno bene, io ho cercato di ammirarle per la loro esperienza e a partire dalle risorse, non dai problemi.

In particolare, lungo il percorso, le signore hanno potuto co-costruire narrazioni che abbiano permesso loro di ripensare le proprie esperienze e le proprie scelte, ricostruendone il senso e attribuendo significati e letture diverse a episodi e relazioni del passato (con un genitore, un ex compagno, rispetto ad alcune scelte compiute...).

Gli effetti raggiunti hanno consentito di aprire nuove prospettive future possibili (riguardanti, ad esempio, il come porsi in relazione alle altre persone, a come affrontare certe relazioni "critiche") grazie al fatto che le signore hanno potuto chi recuperare interesse nei propri confronti, chi nelle altre persone e chi invece ha potuto sgravarsi da stati ansiosi legati a situazioni dolorose del passato e del presente.

In qualche incontro ho introdotto anche dei lavori non verbali (tramite la realizzazione di un collage che le signore hanno svolto a casa tra un incontro e l'altro), utili da un punto di vista personale e relazionale:

per quanto riguarda il livello più personale, l'utilizzo di tecniche espressive non verbali ha permesso di arrivare a cogliere alcuni aspetti emotivi fino in quel momento rimasti indicibili; dal punto di vista relazionale invece il lavoro prevedeva la possibilità per ogni signora di donare e/o ricevere "in regalo" da parte delle altre partecipanti alcune immagini che potessero arricchire e completare il collage realizzato (le immagini donate sono sempre state simbolo di un qualcosa che la donatrice "augura" o pensa sia positiva per chi la riceve).

Credo che ai fini della buona riuscita del percorso sia stato fondamentale anche aver dedicato nei primissimi due incontri un'attenzione specifica alla creazione di un clima di ascolto attivo, partecipato, ma soprattutto non giudicante, invitando sempre le signore a pensare "con curiosità" alle situazioni o ai pensieri presentati dalle altre, cercando di cogliere le risorse e le possibilità.

Nei primi due incontri ho anche concordato con le signore il vincolo della segretezza, precisando cioè che quanto sarebbe emerso negli incontri sarebbe stata anche loro premura mantenerlo segreto e riservato.

Negli ultimi incontri si è lavorato sui feedback delle signore, rispetto ai miglioramenti eventualmente notati dall'inizio del percorso: la rilevazione è stata posta attraverso domande circolari, e lasciando la persona oggetto della riflessione per ultima, in modo da favorire anche l'acquisizione dell'immagine che di sé si dà agli altri: anche questo passaggio si è rivelato molto interessante, in quanto in tre casi su quattro ha costituito un'ulteriore elemento migliorativo per le signore.

Oltre alle impressioni e alle riflessioni, ci sono stati anche dei dati di fatto che sembrano testimoniare la presenza di miglioramenti: su tutti, l'aumento della socializzazione è una dimensione che ha accomunato tutte le partecipanti, che da prima dell'estate hanno mantenuto i contatti anche a prescindere dagli incontri attraverso scambi di mail, telefonate e frequentazioni sia domenicali che infrasettimanali.

Spesso è capitato che qualcuna portasse agli incontri un libro o un articolo su un tema di interesse di un'altra signora. Qualcuna ha anche iniziato a fare del volontariato (uscendo da una situazione di isolamento con la quale si era presentata), altre hanno aderito ad altre proposte ricreative (ginnastica, arte-terapia).

Una signora, il cui arrivo nel gruppo era motivato soprattutto da un grave lutto, ha ripreso a viaggiare, un hobby interrotto dalla morte del marito tre anni prima; un'altra è riuscita a porre fine ad un'esperienza relazionale che la vedeva vittima di stalking.

Durante gli incontri, la mia posizione è sempre all'interno del cerchio costituito dalle partecipanti, una scelta che mi ha permesso di interagire più "alla pari" ed avere un maggior contatto emotivo basato soprattutto sulla curiosità, ammirando la loro resistenza, la loro capacità di lottare contro diverse e profonde sofferenze (lutti, malattie, terapie lunghe e dolorose, separazioni, fatiche...) nascevano in me domane diverse, ne coglievo le risorse, con l'obiettivo di restituirle nella conversazione, di farle emergere dai fatti raccontati.

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