Il disegno dai 7 ai 9 anni: alla conquista dello spazio

“ ... Ho impiegato quattordici anni per dipingere come Raffaello, ma mi sono serviti ottanta anni per disegnare come un bambino”
(Pablo Picasso)

Questa frase di Picasso è un’ottima introduzione al disegno dei bambini in questa fascia d’età, non tanto per la figura umana in sé (dove ormai si riproducono i diversi particolari, ma li riconoscono ed identificano in modo preciso: la testa con gli occhi che si distinguono dal naso e dalla bocca, poi i capelli, il collo, il tronco, le braccia con le mani, gli arti inferiori, i piedi e così via), ma quanto per il modo in cui rappresentano lo spazio.

Alla conquista dello spazio

È soprattutto lo SPAZIO la conquista dei bambini a questa età, o meglio, come dai disegni si percepisce la visione che essi hanno del mondo circostante.
I bambini a questa età hanno superato la fase egocentrica e si sentono un elemento dell’ambiente a cui appartengono: un segno concreto che nei disegni appare, a questo proposito, è la linea di basem che può diventare di terra, di mare, di prato, di pavimento, di strada... è la linea che segna l’appartenenza ed il collocamento in un preciso contesto. A volte può essere doppia (la più alta è l’appoggio per quanto vi viene disegnato sopra)

Alla linea di base farà in rapida successione comparsa anche la linea del cielo, a definire un sopra ed un sotto (che in mezzo non possa esserci un vuoto cosmico, al bambino poco importa, non è qualcosa di percepibile).
Lo spazio è rappresentato in modo bidimensionale: vengono rappresentate solo altezza e larghezza. Come superano i problemi legati all’assenza di visione prospettica quando si devono rappresentare oggetti che si addentrano nella scena, come per esempio una strada, o un fiume? Solitamente vengono enfatizzati i bordi (rinforzati da edifici o alberi sopra argini o bordi della strada), poi vengono applicati piani multipli di lavoro che poggiano su altrettante linee di base, una per ogni direzione in cui si sviluppa il disegno: per questo motivo spesso si gira il foglio e si disegna ogni volta un particolare come se fosse la scena standard con un alto ed un basso che non si coordina con gli altri elementi della scena. Ci possono essere quindi, ad una visione del foglio standard, case “sdraiate” sulla strada e case come se fossero viste dal basso.

Meccanismo simile accade per rappresentare in evidenza ciò che appoggia su una superficie: anche qui, senza il supporto della prospettiva centrale, occorre attingere ad altre soluzioni per risolvere il problema (si tratta di problem solving a mio avviso affascinanti): solitamente la soluzione adottata è la rotazione di 90° del piano di appoggio, così che questi appaia in posizione verticale e sia più facile disegnarci sopra gli oggetti desiderati.

È fondamentale ricordarsi che il disegno non è una copia della realtà, ma di una sua impressione mentale: non è importante se il disegno rappresenta situazioni avverse ad ogni legge della fisica e della gravità, ma deve esprimere ciò che è per lui in quel momento significativo e/o emotivamente saliente.

Guida alle opere d’arte dei bambini di 7-9 anni

Le proporzioni e le dimensioni degli oggetti non rispondono quindi a nessuna proporzione o prospettiva, ma all’importanza che il bambino attribuisce loro.
Per questo motivo, i dettagli non assumono un’importanza psichica particolare, e le loro dimensioni vengono molto sottostimate o addirittura eliminate.
La scelta del colore, rispetto alle fasi precedenti, è più aderente alla realtà

Che cosa possono fare gli adulti?

Gli adulti non devono correggere né indicare come errori questi tentativi di rappresentazione emotiva della realtà: anziché aiutare il bambino, lo si metterebbe in confusione. Argomentazioni sull’osservazione del vero, della copia della realtà o sull’impossibilità a livello di realtà di alcune soluzioni grafiche (o le mancate proporzioni) risultano vane e confusive perché la struttura cognitiva di un bambino a questa età non è quantitativamente inferiore a quella degli adulti, ma qualitativamente diversa

In questa fase, anziché far descrivere il disegno, proprio per quanto sono centrali l’importanza e l’emotività dei contenuti nella rappresentazione grafica, è molto meglio farsi raccontare l’esperienza disegnata, per comprendere meglio il pensiero alla base del disegno e a condividere emotivamente le esperienze.

Si potrebbe aiutare il bambino stimolando i racconti a tenere in relazione elementi quali gli attori (“io” “qualcun altro”...), l’azione (che cosa si sta facendo), e il contesto (“dove ci si trova?”). L’obiettivo è aiutare ad aumentare la consapevolezza di sé e dei propri contesti di vita.

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