l'amore ai tempi di whatsapp e facebook

“Una volta si diceva che in amore vince chi fugge, oggi in amore vince che è online su whatsapp e non risponde”…

Si tratta di una battuta che aldilà di come la si pense sulle strategie amorose, rende bene l’idea di come la presenza sempre più massiccia di smartphone e sistemi di messaggistica incidano sulle nostre comunicazioni.

Quando gli sms e gli squilli erano una rivoluzione

Già la comparsa degli sms e delle prime chat avevano rivoluzionato la comunicazione, rendendola più di facile accesso e più immediata: pensate anche solo agli “squilli” che con l’avvento dei telefonini costituivano un potente mezzo di comunicazione (fare lo squillino equivaleva a dire “ti sto pensando” senza spendere alcunché, mentre col telefono di casa questo non era possibile).

Online o no? Ha letto e non risponde?

Le ultime evoluzioni consentono non solo di inviare più facilmente messaggi, ma anche di sapere se la persona l’ha ricevuto e a che ora, e, dulcis in fundo, anche di vedere se è “online” in quel momento.

Come sempre, quando si assiste all’espandersi così impetuoso di un fenomeno, si presentano due categorie di persone: chi ne viene assorbito e chi denuncia la dipendenza e la pericolosità dai nuovi oggetti (una volta era la televisione, poi vennero le consolle i videogiochi, i computer, le play-station…) .. spesso le persone appartengono contemporaneamente ad entrambi gli schiaramenti.

Dall'immancabile diagnosi....

Il mondo della psichiatria e della psicologia è come sempre molto abile a non farsi sfuggire occasioni per creare nuove patologie,per cui è già nata la NOMOPHOBIA (ovvero “non-mobile-phone-phobia), che si manifesta con attacchi di ansia quando una persona si trova impossibilitata ad usare il proprio telefono (pensate allo stato di angoscia quando vi trovate in un posto in cui non prende la rete internet del telefonino…,oppure alla bramosia di quando lo si può riprendere dopo un periodo di stacco per impegni di forza maggiore).

...ad una riflessione sul significato

Più seriamente, dal punto di vista psicologico, mi sembra interessante rilevare che questa “fobia” sia in realtà una forma di ansia legata alla paura di perdere qualcosa di emotivamente importante, e assomiglia molto alle forme ansiose legate alle forme di separazione: l’assenza di rete, o del telefonino, preoccupa solitamente in quanto impedisce l’accesso a sistemi di comunicazione come facebook, whatsapp, instagram.. cioè applicazioni che consentono di comunicare.

Sempre da un punto di vista della psicologia e della comunicazione, quel che colpisce è come il significato implicito di questa “ansia” (o anche “preoccupazione”) sia l’illusione di un controllo della comunicazione: l’idea che si possa e si debba essere sempre raggiungibili e che si possa sempre raggiungere l’altro.

Ma dal nostro punto di vista di psicologi e psicoterapeuti sistemico-relazionali,controllare la comunicazione significa controllare la relazione (o meglio, l’illusione del controllo).

Tante volte nemmeno in seduta le persone riescono a non usare il telefono: telefonate, messaggi… c’è chi si scusa, chi chiede di poterlo guardare, chi lo fa dando per implicito che si possa farlo…

So che molti colleghi proibiscono l’uso del cellulare in seduta, o richiamano i propri pazienti a norme di buona educazione o di setting: dal mio punto di vista, accolgo tutto come un’informazione: in fin dei conti, è la persona che mi paga per quel tempo che le dedico e se decide di utilizzarlo per il telefonino è una sua scelta, che però è mio compito far notare e interconnettere col problema che mi sta portando.

Più che entrare ora nella questione di quanto sia giusto o sbagliato questa nuova dimensione della comunicazione che ci vede sempre più rintracciabili ovunque e sempre più interconnessi col mondo (o mai presenti realmente e totalmente dove e con chi  si è in quel momento), mi sembra più utile notare come sia sempre più evidente che la comunicazione e la relazione determinino in modo primario la qualità della nostra vita e della nostra identità.

Se poi si creano delle dipendenze, così come accade per le sostanze stupefacenti o per il gioco d’azzardo, anche per quanto riguarda il mondo di internet e della messaggistica credo che non sia mai l’oggetto in sé il problema…

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