A caccia di depressi su Instagram!
Nel 2012 sulla rivista Technology and Society venne pubblicato uno studio realizzato dall’Università del Missouri relativamente alla possibilità di elaborare un software in grado di carpire e individuare sintomi o esordi depressivi dalle modalità con cui le persone navigano in rete. Per chi fosse interessato, rimandiamo all’aticolo pubblicato su Psicologo Melzo e Psicologo Novate qualche anno fa, disponibile cliccando qui.
In questi anni, l’imporsi dei social network nella quotidianità ha portato sociologi e psicologi ad occuparsi dei risvolti che tali media hanno sulla vita delle persone.
Siamo forse arrivati ad un intreccio tra depressione e uso dei social network in termini diagnostici e preventivi?
Sembra che qualcuno ci stia tentando (non diversamente, come concetto, da quanto accade per le forme di depressione che non risparmiano alcun mese dell’anno) di elaborare algoritmi in grado di rilevare sintomi depressivi sulla base delle foto postate si instagram.
È uno studio riportato da EPJ Data Science (per chi fosse interessato a leggere la versione completa ed originale, è disponibile cliccando qui) che si basa su una ricerca triennale con un campione di 166 persone (e delle loro 43950 foto pubblicate). Si esplicita, nello studio, che non si hanno intenzioni di creare software diagnostici, ma pare abbastanza ovvio che un utilizzo ne verrà prima o poi servito.
Mettete foto da depressi?
In anteprima, sappiate che siete a rischio depressione se postate foto con poche persone (il sottoscritto per esempio predilige pubblicare foto di paesaggi e scorci, ma non si ritiene un depresso), se utilizzate filtri che attenuano e smorzano i colori (ipotesi di correlazione tra vintage e depressione? Qualche elemento forse dato dalla nostalgia potrebbe esserci…).
Comportamenti e significati
Non si vuole negare che chi viva un momento di depressione possa utilizzare la rete ed i social network in un modo particolare, si tratta comunque di comportamenti, alla stregua di quelli che si agiscono (o non agiscono) nella vita reale.
Tuttavia è anche vero che occorre porre in primo piano i significati per cui si compiono alcuni gesti o si postano alcune foto, frasi e commenti.
Spesso si pubblicano frasi “evocative” o “in codice” dirette ad una persona specifica (solitamente l’unica che poi non la coglie, tra tutti gli amici della persona che scrive), magari con l’intenzione di attirarla puntando sullo spirito da crocerossino/a, o sperando che qualcun altro con lo stesso animo possa venire in soccorso. Si tratterebbe di un caso di “falso positivo” rispetto a comportamenti tecnologici depressivi?
L'impressione è che ci si trovi di fronte all'ennesima nuova frontiera del riduzionismo...
Per chi vuole approfondire, proponiamo link di vecchi articoli riguardanti:
- il ruolo dei selfie
- uso, valore e significati delle foto profilo
- l’amore ai tempi di facebook e whatsapp
- gli ex ai tempi di facebook e whatsapp
- relazioni figli – genitori relativi ai social network